Giornata della Memoria 2020
I deportati possagnesi nei lager
Nella Giornata della Memoria 2020, il Cavanis-Canova di Possagno, su sollecitazione dell’assessorato alla cultura del Comune di Possagno, vuole ricordare i giovani possagnesi che vennero deportati nei campi di lavoro sia nazisti che alleati:
Giovanni Battista Biron (tutti però lo chiamavano Virgilio), classe del 1916, venne preso prigioniero dai tedeschi nella ex Yugoslavia e deportato a Essen nel bacino minerario della Ruhr in Germania; riuscì a sopravvivere, tornò a casa alcuni mesi dopo la liberazione e fece il sacrestano del Tempio canoviano per molti anni.
Matteo Perisello, classe 1913, impegnato nella guerra d’Africa, venne preso prigioniero dalle truppe inglesi a Sidi el Barani nel 1941 e tornato in patria solo nel 1946.
Il giovane Gianni Cunial, classe 1925, venne catturato a Possagno (forse per errore) nel 1944, accusato di renitenza alla leva della Repubblica di Salò, trasferito prima nel carcere di Milano e poi instradato a Bolzano per essere internato a Dachau. Morì probabilmente di tifo, il 30 aprile 1945, quando in Italia era già finita la guerra da qualche giorno.
Arturo Caserotto, nato a Prade frazione di Casal San Bovo, in provincia di Trento, deportato nel lager di Dachau il 24 novembre 1944, riuscì a sopravvivere e, quando gli americani liberarono il campo il 29 aprile 1945, rientrò in Italia alla fine del giugno successivo; nel Dopoguerra si trasferì a Possagno dove aprì una falegnameria.
Fedele Basso, classe 1919, uno dei pochi centenari di Possagno, arrestato nella ex Jugoslavia subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, venne deportato nel lager di Markstädt; liberato nella primavera del 1945 dai russi che lo trattennero per alcuni mesi a costruire trincee finché si prese il tifo e venne quindi lasciato libero di tornare a casa: avrebbe dovuto fermarsi a Verona per essere curato, ma a Trento prese un treno per Bassano e, da lì a piedi, raggiunse Possagno.

Possagno nell’inferno della Shoah e delle deportazioni
In vista della celebrazione della Giornata della Memoria 2020, il Cavanis-Canova di Possagno, su sollecitazione del Comune di Possagno, sta individuando i contenuti da trasmettere ai ragazzi nelle diverse manifestazioni che sono in programma. Durante la seconda guerra mondiale, la popolazione di Possagno ospitò alcune famiglie di profughi ebrei (in tutto 31 persone) in domicilio obbligatorio dalla vicina Croazia; questi ebrei fraternizzarono con la popolazione locale che, nonostante le leggi razziali vigenti, ha voluto proteggere, aiutare, far lavorare, integrare questo piccolo gruppo di ebrei. Dopo l’8 settembre 1943 e con l’occupazione tedesca dell’alta Italia, l’intero paese si mobilitò a nascondere gli ebrei e ad evitarne la deportazione, soprattutto durante il rastrellamento del Grappa, nel settembre 1944. In quest’opera di soccorso agli ebrei nella fase più acuta e drammatica del 1944, collaborarono molte persone, dagli impiegati del Comune agli addetti della Cooperativa di consumo, dai padri Cavanis (che nascosero alcuni ebrei nella Casa del Sacro Cuore sul Col di Draga) agli abitanti delle contrade paesane. In particolare, si distinsero la famiglia Isotton (che tenne nascosti nella propria casa i cinque componenti della famiglia Garti i cui adulti maschi calò nel pozzo di casa durante i giorni del rastrellamento), il fornaciaio Fausto Cunial e il giovane partigiano Alessandro Bastianon (che protessero e procurarono nascondimento alle famiglie Errera, Rakover e Gredinger). Per questo loro impegno di solidarietà, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito il 31 maggio 1990 l’alta onorificenza dei Giusti tra le Nazioni a Ferdinando Isotton, Domenica De Biasio Isotton e Elvira Furlan Isotton, e il successivo 4 agosto 1997 ad Alessandro Bastianon e a Fausto Cunial.

Giornata della Memoria 2020: parlare perché?
E’ una delle domande che sono state fatte tante volte ai reduci dai lager di prigionia: perché non ci parlate della vostra esperienza? Perché tacete quando invece vorremmo conoscere che cosa vi è capitato? Questa domanda è stata fatta in tempi diversi a molte persone che hanno vissuto l’orrore dei lager, ma anche a quelli che hanno salvato gli ebrei a rischio della vita… Perché non ci raccontate, perché non parlate?
E la risposta, a fronte di quei lunghi silenzi, è stata sempre la stessa: come potete capire? Come potete crederci?
Sembra che noi, nati dopo la guerra, non siamo ritenuti capaci di portare il peso delle loro parole. E sono davvero pesanti quelle, pur tardive, testimonianze che ci sono arrivate: parlano di un abbruttimento dell’umanità, parlano di mostruosità inaudite, di un male banalizzato e ripetuto fino all’ossessione isterica.
La Shoah e il sistema dei lager sono stati la testimonianza della cattiveria assoluta, totalizzante a cui può arrivare l’uomo.
Eppure, eppure in tutti i racconti dei reduci e dei salvati ci sono segnali di rinascita, ci sono testimonianze di bene, di soccorso, di bontà, di dono, di pietà, di misericordia, di eroico e silenzioso sperare.
E’ di quest’ultimo aspetto della Shoah e dei lager che al Cavanis vogliamo parlare in questa Giornata della Memoria 2020: la nostra scuola vuole ribadire che anche nella più sconcertante e terribile cattiveria, resistono segnali di bene, di rinascita, di riscatto.
Ecco perché vale la pena parlarne. E scrivere e ricordare quegli anni terribili e tragici. Perché è un dovere ricordare alle giovani generazioni che c’è sempre uno spiraglio, un’opportunità per tornare a sperare, a vivere.
Nella foto, il Centro di Yad Vashem (Giardino dei Giusti), in Israele dove è stato piantato un ulivo per ogni persona che abbia salvato almeno un ebreo durante la stagione della Shoah: a Yad Vashem ci sono cinque ulivi che portano il nome di cinque possagnesi.
