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Al Cavanis, l’arte antica di Ezzelino

La Falconeria, cioè l’antica pratica venatoria basata sull’uso di falchi o altri uccelli rapaci (per catturare prede), è approdata alla primaria Cavanis. Ovviamente oggi la falconeria non è più praticata per procurare del cibo ma solo come hobby e come arte. Ma anche come rivisitazione storica di un mondo lontano, come quello dei Medioevo, in cui l’imperatore Federico II e suo genero Ezzelino da Romano eccellevano nella pratioca della falconeria e organizzavano vere e proprie gare e tornei. Addirittura sulla falconeria, nei secoli passati è nato un vero e proprio genere letterario: ne scrissero Alfonso re di Castiglia (autore del Libro de los animales que caçan, in spagnolo), il cavaliere tedesco Guicennas (De arte bersandi), Pedro López de Ayala, il filosofo Teodoro d’Antiochia e lo stesso Federico II (De arte venandi cum avibus, in latino). Dell’arte falconiera parla lo stesso Dante in più punti della Commedia. E lo stesso Boccaccio nella novella di Federigo degli Alberighi fa del falco il protagonista inconsapevole di una triste storia d’amore. Sono tutte testimonianze di un tempo in cui l’astore, la poiana, l’aquila reale, lo stesso gufo reale vivevano a più stretto contatto con l’uomo di oggi. Al Cavanis, Carlo Martini di Volpago lo scorso 19 febbraio, addestratore di rapaci, ha incontrato i bambini della primaria per una dimostrazione di questa pratica storica e affascinante.

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