Ingegnere Umanista, il Cavanis ci ha visto giusto
Ogni giorno che passa, il progetto dell’Ingegnere Umanista che il Cavanis ha presentato a Venezia alcune settimane fa, si dimostra una scelta azzeccata per gli studenti del futuro: cresce, infatti, il divario delle competenze nelle aziende e nelle organizzazioni in tutto il mondo. Il motivo? Da una parte un’innovazione tecnologica velocissima; dall’altra un certo disorientamento e impreparazione di scuole, imprese e lavoratori per la difficoltà di stare al passo dei cambiamenti in atto. E così la carenza di talenti (talent shortage) a livello mondiale raggiunge livelli record. L’Italia è terza al mondo, dopo Stati Uniti e Messico, nella classifica dei Paesi che hanno le maggiori difficoltà nel trovare i lavoratori con le giuste competenze. La carenza di talenti a livello globale è quasi raddoppiata nell’ultimo decennio, secondo una ricerca di ManpowerGroup, dal titolo Closing the skills gap: what workers want, presentata in occasione del recente World Economic Forum di Davos. Il 54% delle aziende segnala una carenza delle competenze e in 36 su 44 Paesi analizzati si riscontrano difficoltà nell’attirare talenti qualificati rispetto al 2018. Sono i datori di lavoro negli Stati Uniti (69%), in Messico (52%) in Italia (47%) e in Spagna (41%) a registrare le maggiori difficoltà nel trovare i lavoratori con le giuste capacità e specializzazioni.Il Report prova a spiegare anche come colmare questo divario, ed evidenzia cosa attragga le persone verso le aziende e cosa le faccia rimanere nell’organizzazione, permettendo alle imprese di trovare, consolidare e trattenere i migliori talenti. Ecco perché il progetto dell’Ingegnere Umanista (che, per adesso, viene sviluppato solo al Cavanis) ha come obiettivo quello di preparare al meglio i giovani alle sfide di domani, con un approccio multidisciplinare in grado di unire le humanities alla tecnologia e alla imprenditorialità. Il percorso che abbiamo ideato favorisce sia lo sviluppo delle cosiddette hard skill (su tecnologie emergenti, scenari e lavori del futuro, approcci innovativi e mentalità da startup), sia quello di competenze trasversali, le cosiddette soft skill (come il pensiero critico, le capacità logiche, le abilità di parlare in pubblico, le tecniche di comunicazione, l’immaginazione e la creatività, lavoro cooperativo e di squadra, l’etica).