Le conferme all’Ingegnere Umanista
Nei prossimi 5 anni (2019-2023), il mercato del lavoro italiano nel suo complesso (imprese private e pubblica amministrazione) avrà bisogno di un milione di laureati ma i nostri atenei ne licenzieranno circa novecentomila. Se alla scarsa offerta di laureati (l’Italia è penultima in Europa per giovani laureati: peggio di noi fa solo la Romania) si aggiunge il forte disallineamento fra i percorsi di studio scelti e le richieste del mercato del lavoro il dato diventa allarmante: mentre infatti ci saranno fin troppi laureati in discipline politico-sociali, umanistiche e psicologiche, non solo gli ospedali faranno sempre più fatica ad approvvigionarsi di medici (il buco previsto oscilla fra i 60 e i 70mila posti) ma mancheranno anche ingegneri, architetti, manager, scienziati, statistici (e, un po’ a sorpresa, i laureati in giurisprudenza…). Sono questi solo alcuni dei numeri del nuovo rapporto Excelsior sui fabbisogni occupazionali 2019-2023 di Unioncamere presentato in questi giorni di fine novembre 2019 alla rassegna Job&Orienta di Verona. Queste previsioni vanno a confermare, in modo autorevole, quanto il Cavanis ha previsto nel progetto “Ingegnere Umanista” volto a offrire ai licei tradizionali alcuni percorsi curricolari per ingegnerizzare le competenze e orientare in modo significativo gli ultimi anni delle superiori verso le facoltà universitarie che più soffrono per carenza di iscritti; il progetto, che già nell’anno scolastico in corso viene sperimentato, non vuole (solo) offrire saperi nuovi (per esempio, i corsi di coding e di robotica) ma vuole innestare l’ingegnerizzazione delle competenze nei saperi tradizionali, secondo le indicazioni delle otto competenze europeee del 2018.