Lo spirito… dell’Ingegnere Umanista
Sì, perché c’è anche uno spirito, uno stile, una forma mentis per fare scuola oggi e per incamminarsi nell’importante progetto dell’Ingegnere Umanista: sia gli insegnanti che gli allievi dovranno lavorare sempre più con metodo collaborativo per creare ponti tra saperi e abbattere steccati (in passato, la scuola insegnava a lavorare per singole discipline…) e quindi lavorare in team più che singolarmente; questo perché allo studente del 2025 saranno richiesti saperi di sintesi e non saperi settoriali; l’università e la vita chiedono già ora (e sempre più) ai saperi di lasciarsi contaminare e non domandano alle scuole di inculcare sommatorie di conoscenze. Inoltre, a scuola bisogna sempre più imparare a lavorare per obiettivi (più che per memorizzazione), occorre imparare a proporre e a costruire nuovi paradigmi, nuove visioni piuttosto che ragionare per paradigmi standard. A scuola bisogna educare i ragazzi a dare risposte di senso più che a riferire risposte che hanno dato gli altri; occorre indicare percorsi nuovi più che seguire percorsi standard. Nel campo delle tecnologie, è necessario dare a scuola gli strumenti per programmare le macchine più che usare le macchine già programmate da altri: è necessario quindi studiare logica, filosofia, coding e non limitarsi a usare applicazioni che altri hanno costruito: la differenza sta tutta tra l’abilità di programmare e la povertà dell’esecuzione, tra la ricerca e la copiatura, tra risolvere problemi e adottare soluzioni di altri…